Ugo Dell'Ara è morto il 18 gennaio 2009 all'età di 88 anni. Era nato a Roma nel 1921, ed era entrato adolescente nella scuola del Teatro Reale dell'Opera assieme alla sorella Lia, che avrebbe avuto più tardi una importante carriera di ballerina e di coreografa. Fu allievo delle sorelle Teresa e Placida Battaggi e di Ettore Caorsi. Pochi mesi prima di diplomarsi, a soli 18 anni debuttò il 25 febbraio del 1939 nella Giara di Aurel Milloss accanto alla star del teatro, Attilia Radice. Assieme ad Adriano Vitale, Teofilo Giglio e Guido Lauri, Dell'Ara fece parte di quella nuova e valente leva maschile che, accanto alla Radice e a più giovani ballerine, permise a Milloss di mettere in scena stagioni che sono rimaste leggendarie nella storia del principale teatro romano della lirica e della danza.
Ugo Dell'Ara
Alto, vigoroso, fu un danzatore straordinario. La non comune sensibilità artistica si coniugava in lui colla precisione tecnica, garantendogli una presenza scenica sempre da protagonista.
Scritturato come primo ballerino al Teatro alla Scala di Milano nel 1946, fu l'acclamato protagonista della Follia di Orlando di Milloss (1947) e poi di vari balletti, tra cui Mario e il mago di Léonide Massine. Nel 1950 coreografò il Carosello napoletano, uno spettacolo teatrale danzato, cantato e recitato, che, dopo il debutto alla Pergola, riscosse un enorme successo, prima in Italia e poi all'estero in tournée, ed è oggi ingiustamente dimenticato a favore del film omonimo, coreografato da Massine, che ne riprese alcune delle idee originarie.
Dell'Ara fu coreografo e direttore del ballo al Teatro alla Scala per 7 stagioni, dal 1952 al 1959. Fu quindi scritturato dal Teatro San Carlo per un analogo incarico, che durò 5 stagioni.
Passò successivamente al Teatro Massimo di Palermo, città dove visse diversi anni, e dove fondò e a lungo diresse anche una scuola, coadiuvato dalla moglie, la scaligera Wanda Sciaccaluga, recentemente scomparsa. Negli anni '60 e '70 fu attivo anche alla Fenice di Venezia e all'Opera di Roma.
Assieme a Mario Porcile, fondò nel 1955 il Festival di Nervi. E con Porcile fondò e diresse anche una scuola a Genova, che giunse fino a 300 allievi. Fondò la prima rivista mensile di danza del dopoguerra, il mensile Il Cigno. Fu un instancabile animatore della vita ballettistica italiana, e non lasciò niente di intentato per fare assurgere l'Italia ed i suoi talenti ad una posizione europea di prestigio. Dispensò sulla scena un grande talento coreografico. La lezione espressionista assorbita da Milloss si coniugava in lui con una impostazione classico-accademica molto solida, nutrita dalla consapevolezza di stare all'interno di una grande tradizione che andava rispettata e trasmessa.
Significativa in questo senso fu l'Ouverture per le regine, che nel 1957 coreografò su musica di Liszt per l'apertura del III Festival di Nervi, e che precedeva il romantico Pas de quatre di Pugni rimontato da Anton Dolin per “regine” come Alicia Markova, Yvette Chauviré, Margrete Schanne e la giovane Carla Fracci.
Scopritore di talenti, dalla stessa Fracci a Paolo Bortoluzzi, Vittorio Biagi, a Riccardo Duse, Dell'Ara fu un coreografo fertile, folgorato anche lui, come altri della sua generazione, dall'idea diaghileviana di un teatro di danza in cui coreografia, musica e pittura si incontrino e si fecondino ai livelli più alti. Si spiegano così le sue collaborazioni con compositori come Donatoni (La lampara, poi rimesso in scena per la compagnia del Marquis de Cuevas), Chailly (L'urlo), Gaslini (Drakon), Sciarrino (Capricci), Bussotti (Fragmentations), Piccioni (Inanna agli inferi) e con pittori come Carrà, Guttuso, Clerici, Sassu, Scandella e molti altri.
Nessuna delle sue coreografie, tra cui diverse furono le nuove versioni di balletti del repertorio diaghileviano, rimane purtroppo oggi nei teatri italiani, a causa della pressoché inesistenza da noi di un teatro di repertorio, in cui le nuove generazioni di interpreti e di pubblico vengano educate alla comprensione e al rispetto del passato.
Grande fortuna ebbe la versione che Dell'Ara dette dell'ottocentesco Ballo Excelsior, oggi fortunatamente disponibile in formato digitale, che debuttò nel 1967 a Firenze. Il lavoro di Dell'Ara fondava sulle notazioni del coreografo milanese, ma non voleva essere filologico: mirava ad avvicinare il grande pubblico alla grandezza della scuola italiana, nella cui ricchezza tecnica e spettacolare lui non cessò mai di credere, come mostra anche la sua pubblicazione nei primi anni '70 del Trattato elementare del grande teorico ottocentesco italiano Carlo Blasis, che lo stesso Ugo presentò.
Molti ricordano la forza, e a tratti anche la durezza con cui Dell'Ara teneva la classe e preparava le prove di un balletto. Esigentissimo, non tollerava negligenze. Percepiva immediatamente gli abbassamenti di attenzione e soprattutto quelle distrazioni che erano il segno per lui di una mancanza di volontà di dare il massimo di sé. La sua intransigenza, che a tratti poteva sembrare crudeltà, era il segno della disciplina che aveva saputo darsi come ballerino, e che era stata il segreto del suo non comune carisma di interprete. Era il “qui ed ora” che per lui contava: dare il massimo nella formazione del corpo, nelle prove, in teatro. La danza come dono di sé, come energia, vita, comunicazione.
Patrizia Veroli